Subiaco 26 Nov 2021 – In questi giorni tutti a rivendicare il grande impegno dimostrato per migliorare l’atto aziendale della Asl Rm5, oggetto di confronto della riunione dei capigruppo del 24 indetta dal Sindaco.
In realtà l’atto aziendale varato, che dovrà comunque poi essere approvato dalla Regione, è semplicemente una “riproposizione carina” di quel poco che già offriva l’Angelucci.
Smettiamola con i messaggi dallo “spirito eroico”. Se il reparto di chirurgia viene inquadrato come unità dipartimentale significa ben poco se non si dota il reparto stesso (e tutto il presidio) di personale e strumentazione adeguati.
La stessa cosa vale per gli altri “risultati” sbandierati (UOS Anestesia, UOS Diagnostica per immagini).
La Regione Lazio ha fallito finora nella maggior parte delle prove dei fatti, quindi perdonatemi se ripongo poca fiducia e tanto scetticismo nell’attuale fase.
Stiamo rischiando di assistere al gioco della “sistemazione del diagramma organizzativo del piano” senza apportare alcuna miglioria concreta in grado di dare risposte vere ai cittadini.
Della terapia intensiva non c’è traccia.
Dei grandi temi al di fuori del piano (e che possono davvero fare la differenza) non c’è traccia: Ospedale Montano, Ospedale sede di Pronto Soccorso.
Degli spot da campagna elettorale non c’è traccia.
C’è traccia invece dell’ulteriore modulo della Rems pronto all’uso. Di quello sì.
Il PNRR – Missione 6, elaborato dalla Asl Rm5, investe poco o nulla su Subiaco. I principi ispiratori, legati al potenziamento della medicina territoriale, sono belli da enunciare ma, in una sanità logorata come la nostra, le risorse dovrebbero essere indirizzate per colmare le enormi lacune che compromettono la piena efficienza degli ospedali. Servono posti letto, reparti funzionanti, rete dell’emergenza-urgenza potenziata.
Gli strumenti previsti nel PNRR vanno verso tutt’altra direzione e non affrontano le richiamate priorità territoriali.
A Subiaco spetterà una Casa di Comunità e una Centrale Operativa Territoriale. Quello che non spetterà è invece la struttura forse più utile rispetto a quelle citate: l’Ospedale di Comunità, quale spazio intermedio per le brevi degenze.
Il rischio più grande che stiamo seriamente correndo è che le Istituzioni sperperino soldi pubblici senza sciogliere i veri nodi esistenti e senza migliorare la qualità dell’assistenza sanitaria per la popolazione.
Si tratterebbe di un’enorme occasione persa per la nostra città e, più in generale, per il nostro Paese.
Matteo Berteletti – consigliere comunale capo gruppo di Sguardo al Futuro Subiaco.